Tra dire e il fare c’è di mezzo il mare? No, solo noi!    

Quante volte è capitato di essere usciti da un titolo per poi vederlo “schizzare”?

Quante volte ci siamo detti “bastava solo tenerlo ancora un poco e mi sarei rifatto di tutte le perdite subite e in più avrei ottenuto un bel guadagno”?.

Quante volte abbiamo letto nei libri cose del tipo: “…il pattern è evidente, come si può notare nel grafico. il titolo quindi poi da vita ad un rialzo del 100% … Il tutto è da manuale. Quindi basta solo entrare al segnale e seguire lo stop profit (come da noi consigliato) per ottenere un guadagno del 70%...” ecc ecc … , e poi lo vediamo accadere ma non operiamo di conseguenza? Quante volte abbiamo aperto un’operazione per chiuderla “troppo presto”, perdendo un guadagno a volte anche notevole? Quante volte si opera con un sistema che nei test ha dato e da eccellenti risultati, mentre invece quando viene usato con denaro vero si ottengono solo risultati penosi? Di esempi su questa falsariga se ne possono fare decine, se non centinaia. Perché le cose non sono andate come “dovevano” andare? Il senso di beffa poi viene spesso ampliato dal fatto che in effetti il titolo poi è andato come ci aspettavamo che andasse, se non oltre; eppure noi o siamo usciti alla pari (se non addirittura con una piccola perdita) o siamo riusciti ad ottenere solo un piccolo gain. Si tratta di esperienze che tutti abbiamo vissuto. Il fatto è che quando si decide di operare nei mercati finanziari, si leggono libri, si studia “il miglior segnale d’entrata e il miglior segnale d’uscita”, “il miglior oscillatore”, ecc ecc, ma spesso viene trascurato l’elemento principale (direi l’unico) che determina l’insuccesso o il successo: noi, la nostra “testa”. Con il termine “noi” intendo “comportamenti, atteggiamenti, approcci” che pensiamo siano soggettivi e di nostra esclusiva pertinenza ma che invece sono più comuni di quanto pensiamo e che influenzano in modo determinante le performance di ognuno. Ne cito qualcuno: paura, avidità, aspettative, necessità, impazienza, incapacità di ammettere l’errore, insicurezza... A tutto questo si accosta un altro grande nemico: l’ego. Ecco qualche esempio. Paura: comportamenti del tipo…compriamo il titolo, determiniamo il livello di stop. Il titolo scende sotto il livello di acquisto, senza peraltro nemmeno sfiorare il livello di stop. Comincia a insinuarsi la paura di aver sbagliato, cominciano i crampi allo stomaco e nella nostra mente prende forma un pensiero del tipo “ ho sbagliato, meglio vendere ora che perdo poco prima di perdere di più. Magari domani apre in gap e perdo un altro 10%...”. E così si vende per poi vedere che nei giorni successivi il titolo rimane sempre ben sopra il livello di stop per poi partire a razzo... Avidità: pensieri e comportamenti del  tipo… “ Ho sbagliato ma sto perdendo solo il 5%, aspetto che il titolo ritorni vicino al prezzo d’ingresso per chiudere la posizione. Perché devo regalare i miei soldi?…”. Oppure “… sto guadagnando il 30%, anche se c’è un segnale di uscita sono certo che si tratta di un rintracciamento. La percentuale di guadagno è talmente alta che posso concedermi il lusso di seguire con distacco la cosa”, dopo pochi giorni però questo pensiero cambia in “…il guadagno si è dimezzato, però secondo la teoria X il titolo può benissimo arrivare a rintracciare fino al 66% senza intaccare il rialzo in atto. Lo tengo perché tanto risalirà almeno al massimo precedente…”, ma il titolo non risale, anzi scende ancora, fino a scendere sotto al livello di acquisto. Così un guadagno del 30% si è trasformato in una perdita non quantificabile perché spesso il titolo lo si mantiene con la speranza di vederlo ritornare ai massimi. Oppure: “Ho 5000 euro sul conto, se utilizzo l’effetto leva ne guadagnerò come se ne avessi 50.000”… E così via… Aspettative: In poche parole significa questo; secondo noi il mercato DEVE fare (farà) questo; DEVE arrivare (arriverà) a “questo” livello; Questo supporto/resistenza DEVE tenere (terrà). Il mercato non si muove secondo le nostre aspettative, ma secondo la sua logica che adesso è “questa” ma che fra un minuto potrebbe benissimo essere “quella”, cioè completamente diversa. Il mercato ha sempre ragione, noi “abbiamo ragione” solo se seguiamo il mercato Necessità: DEVO guadagnare  x euro in  n giorni. Non posso permettermi di perdere nemmeno 100 euro, ecc ecc Impazienza: cose del tipo: si segue un titolo, il titolo da un primo segnale di allerta, magari superando una resistenza che avevamo individuato. Il nostro metodo operativo prevede però che oltre a questo “primo” segnale ce ne siano altri (magari la conferma attraverso il prezzo di chiusura, o di un oscillatore, volumi o quant’altro), segnali che ancora non sono apparsi. Però siamo sicuri che il mercato sta per “strappare” e non vogliamo perdere il treno e così, in barba al nostro bel progetto operativo, prendiamo posizione certi che tutti i restanti segnali verranno confermati successivamente senza problemi. Alla fine il mercato non fa nessun movimento violento, subiamo una perdita e rimaniamo a prendercela con “il mercato che ancora una volta ci ha fregato”. Sulla stessa falsariga è il caso dell’acquisto di un titolo dopo un segnale, quindi il mercato si muove mentre il nostro titolo no, pur mantenendo intatta la sua impostazione rialzista, quindi lo si vende per “cambiare” titolo, col risultato che il titolo da noi venduto inizia a muoversi e magari lo fa in modo esplosivo… Incapacità di ammettere l’errore: si è sbagliata operazione, è evidente. Il mercato lo dice, i prezzi lo dicono, la nostra perdita lo dice ma per noi (e solo per noi…) è il mercato che sta sbagliando…E, secondo noi, il mercato continua a sbagliare anche se il titolo scende ancora! Insicurezza: esempio classico: il titolo, dopo una salita più o meno violenta, è su una zona di supporto, il trend sottostante è rialzista, l’incrocio delle mede mobili che aspettavamo c’è stato, l’indicatore che seguiamo è in evidente divergenza e/o accelerazione, il pattern grafico che aspettavamo si è formato. Tutto è proprio come tutti i libri descrivono essere una “situazione perfetta” e noi lo abbiamo visto accadere decine di volte. A questo punto, quando stiamo per immettere l’ordine, una vocina s’insinua nella nostra testa: “…e se questa volta le cose andassero diversamente? Del resto è tutto troppo semplice e bello per essere vero…”. Quindi, complimentandoci con noi stessi per la nostra capacità di “andare oltre l’analisi”  e relativa abilità nel non cadere nel tranello, non acquistiamo il titolo, col risultato che il titolo poi effettivamente inizia a salire, salire, salire… L’Ego: il peggiore di tutti. Entra in campo praticamente in ogni aspetto del trading. Si presenta come il nostro migliore amico, ma è il nostro peggiore nemico. E’ quello che giustifica ogni nostro errore, quello che ci fa negare anche l’evidenza. E’ la causa delle nostre peggiori sconfitte. Se si riesce ad “eliminare” l’ego si diventa un trader leggendario. La famosa parola disciplina altro non è che l’eliminazione (quasi) totale dell’ego dalle decisioni operative. Per diventare un grande trader è sufficiente riuscire a contrastarlo efficacemente in qualche modo. Per quanto mi riguarda ci faccio a capocciate ogni giorno,  spesso vince lui e a volte vinco io. Ho ancora tantissima strada da fare in questo senso.   Dalle mie personali esperienze sono convintissimo che il successo in borsa non dipenda affatto dalla metodologia scelta (gann, candele giapponesi, analisi tecnica, medie mobili, cicli, ecc…), bensì dai nostri comportamenti. Noi non siamo macchine. Nel mercato ognuno di noi riversa aspettative, speranze e sogni, frustrazioni e arrabbiature, preoccupazioni e gioie, fortune e sfortune, ecc ecc. Ma ognuno di questi “elementi” spesso diventa un nostro punto debole. Quando riusciamo a fare le cose in modo “distaccato”, nel mercato azionario come nella vita, spesso si ottengono i risultati migliori. Ma agire in “modo distaccato” quando ci sono in ballo i nostri soldi non è per niente facile, anzi è vero il contrario, tutto diventa così difficile. Ma quei pochi che riescono ad agire quasi come delle macchine, cioè a essere “disciplinati”, applicando il loro metodo senza porsi i se e i ma che tanto danno causano, ottengono risultati ai nostri occhi incredibili.